METODO PER L’EDUCAZIONE INTEGRALE DELLA PERSONA

TUTELA DELLA QUALITA’ DELL’ESSENZA UMANA

In una società che tende a omologare le coscienze secondo una visione consumistica dell’esistenza, che non ha più rispetto della persona e che tende solo a raggiungere i suoi scopi speculativi, nasce l’esigenza di difendere la qualità dell’essenza umana e, in campo educativo, di individuare i saperi adeguati da trasmettere per lo sviluppo di tale essenza, anche se ciò comporta un continuo discernimento critico fra i valori, per contrastare le tendenze del momento che nell’attuale società vengono presentate e accettate come valide proposte.

Ci troviamo nella situazione paradossale di difendere il diritto dei bambini di crescere sani, integri e sapienti, di difendere le loro capacità percettive e sensoriali, le funzioni della mente e soprattutto le facoltà spirituali.  Il gruppo di studio della Fondazione Ponterio ha strutturato un percorso educativo che riprende le conoscenze sulle qualità della nostra essenza e le loro possibilità di espressione e di azione, indicando un percorso che ha come fine quello di raggiungere nel tempo la realizzazione personale.

Tale percorso deve iniziare dalla più tenera età e continuare lungo tutto l’arco della vita. La confusione di valori, la libertà e la verità minate nei loro significati più profondi, ci hanno spinto ad impostare un progetto educativo evidenziando la centralità della persona con le sue esigenze educative, psicofisiche, culturali, tenendo sempre presente che il bambino partecipe della propria educazione sarà più ricettivo e desideroso di imparare.

Attualmente il “sapere” viene trasmesso nella scuola per l’infanzia e primaria, per la maggior parte del tempo trascorso in aula, attraverso il canale della lettura di libri di testo o la scrittura, le quali predispongono l’alunno a formarsi una visione “grafica” della realtà. Per quanto l’insegnante si possa sforzare di rendere interessante la lezione avvalendosi dell’ausilio di racconti astratti o strumenti vari, l’alunno ha poche possibilità di avere una conoscenza sensibile delle materie studiate; e considerando il fatto che nella prima infanzia le conoscenze si stabilizzano maggiormente attraverso l’esperienza, i risultati ottenuti sono che la formazione risulta parziale, superficiale, teorica, con tutte le conseguenze a lungo termine conclamate.

Nel metodo dell’Educazione Integrale il bambino è considerato come l’integrazione armoniosa delle parti: corpo, mente, anima. La consapevolezza di tale integrità dovrà essere conquistata gradualmente attraverso la sperimentazione di sé e il suo misurarsi con l’altro e con il mondo. Il bambino possiede un nucleo interiore, considerato un pozzo di facoltà e di risorse, che apprende e trasmette attraverso i 5 sensi. La necessità primaria di creare dei legami attraverso i sensi va rispettata in tutte le fasi evolutive dell’Essere Umano.  Il Metodo è nato soprattutto per tutelare questo sviluppo.

Il nostro è un metodo empirico, esposto volutamente nella sua intuizione originaria, proprio perché vuole avere il valore di una proposta, di un punto di partenza da sviluppare e da adeguare alle diverse età dei discenti. Siamo convinti che è soprattutto l’amore per i bambini, la sensibilità, l’empatia a far condurre una ricerca con passione. Quasi tutte le intuizioni relative al Progetto Educativo sono infatti dettate dal desiderio di seguire gli impulsi evolutivi di una realtà messa da parte e che riguarda ciò che realmente è necessario alla nostra Essenza di esseri umani. Sono intuizioni dedotte da una verità oggettiva che non cambia nelle sue fondamenta.

Sono state individuate, in campo educativo, alcune delle esigenze primarie del bambino nel corso del suo sviluppo, tracciate attraverso le osservazioni fatte negli anni all’interno della Scuola per l’Infanzia gestita da Elvira Ponterio insieme alle educatrici del Tamarindo club in una prima fase e completate in seguito dell’Associazione S. Stefano, avvalendoci anche delle nostre esperienze di madri.

IL METODO E I SUOI CAMPI DI ESPERIENZA

Il gruppo di Maestre dell’Associazione S. Stefano (ex Scuola per l’Infanzia del Tamarindo club di Catanzaro) ha applicato con scrupolo e professionalità le direttive didattiche degli “Orientamenti della Scuola materna del 1991”, ma trovandosi a che fare con l’attività del nido, ha provato a rendere più “comodo e maneggevole” l’approccio metodologico dei campi di esperienza, tant’è che è bastato, ad esempio, riferirsi a “il corpo e il movimento” e “i discorsi e le parole”, due dei campi canonici, definiti nella visione del metodo dell’educazione integrale come “il corpo” e “la mente”. A questi ambiti è stato adeguato un impianto metodologico apposito.

Negli anni, i progetti sugli adolescenti portati avanti dalla Direttrice della Scuola lungo altri binari, hanno dato modo all’équipe di riflettere sul disagio giovanile che, alla luce delle altre esperienze professionali, ha assunto sempre di più connotati e chiavi di lettura limpidi: il mondo interiore di ciascun ragazzo, immerso nel proprio processo di crescita e nell’ambiente circostante, appariva carente di contenuti non certo per deficienza intellettiva o amputazione simbolica, piuttosto perché ancora non era definibile come un luogo “scoperto”, ma un luogo non indagato, sommerso; la constatazione è stata, quindi, quella di trovarsi di fronte ad una operazione esistenziale involutiva e a volte in essa il processo era irrimediabile.

Si andò, quindi, formulando un’ipotesi sintetizzata in due fattori:

a) causa del disagio è una scarsa – quando nulla – conoscenza di sé;

b) sussiste una mancanza di equilibrio fra la conoscenza della realtà esterna e la realtà interiore.

Al cospetto di queste considerazioni una sperimentazione della convalida o della confutazione di tale ipotesi non poteva che essere il terreno fertile della scuola dell’infanzia e del nido. Perché cambiare, quindi, la dicitura dei campi di esperienza? La nuova prospettiva ha in parte un significato legato alle funzioni delle abilità del bambino in base alla sua età.

Ad esempio, il piccolo che non sa camminare autonomamente, è, usando un linguaggio semplice ed universale, attività psichica e sensibilità corporea.

Le funzioni sulle quali focalizzare l’impianto metodologico sono la mente ed il corpo.

La mente, infatti, non è solo costituita di parole, ma anche di immagini mentali e di pensieri embrionali. Ovvero il corpo non è solo movimento ma è strumento di memoria e di attività sensoriale anche distaccata dall’atto motorio.

1. EDUCAZIONE DEL CORPO

È il campo di esperienza che sostituisce quello tradizionale del “corpo e il movimento”. Le percezioni corporee, le esplorazioni sensoriali, le possibilità latenti del movimento stesso, sono parte del corpo che, in tale veste, diventa più ampio nel suo raggio d’azione. L’uso e l’affinamento delle funzioni corporee e la costanza, soprattutto nel periodo della prima infanzia, nella pratica di esercizi per mantenere agilità nei movimenti e che provocano sensazioni di benessere, determinano a lungo andare il sorgere di sane abitudini che verranno mantenute lungo tutto l’arco della vita.

Il filo conduttore è soprattutto l’affinamento delle percezioni, la loro fortificazione, il consolidamento dell’apparato percettivo, la fissazione del ricordo di ciò che si percepisce ed infine la creazione della “sana abitudine”. Affinare la percezione aiuta ad approfondire la conoscenza del mondo esterno, le situazioni e le relazioni con l’altro diverso da sé, ciò apporta ausilio nelle varie esperienze della vita in cui si ha la necessità di risolvere i problemi di maggiore difficoltà.

Nell’ambito della prevenzione o cura del disagio infantile è importante che il bambino abbia la conoscenza delle facoltà corporee e le impari a gestire, sviluppando nel tempo la coscienza della propria essenza che è l’integrazione delle parti fra corpo, mente e anima.

La scoperta e la conoscenza lungo il percorso di auto sperimentazione del corpo, delle sue potenzialità, sono la base fondante dello sviluppo cognitivo, emotivo e spirituale del bambino.

2. EDUCAZIONE DELLA MENTE

La mente è un apparato dalle innumerevoli facoltà che appartiene all’ essenza dell’essere umano. Il campo di esperienza “la mente” coinvolge parte del campo tradizionale “i discorsi e le parole” perché seguendo un’indagine più profonda è necessario potenziare l’attività verbale, l’osservazione, le facoltà immaginative ed altre attività mentali latenti: è la globale attività cognitiva coinvolta in un processo di formazione, di crescita e di scoperta. L’arte di pensare si può insegnare e, quindi come competenza, apprendere da subito.

Il percorso verso la strutturazione del pensiero attraversa tre fasi nell’adulto, iter che è proprio e naturale anche nelle prime esperienze dell’infanzia:

• l’analisi dei dati e delle informazioni provenienti dall’ambiente (osservazione e sperimentazione)

• l’organizzazione delle conoscenze acquisite (concettualizzazione)

• la riflessione sulle modalità del conoscere e dell’apprendere (metacognizione)

Pensiamo sia dunque importante offrire al bambino varietà di esperienze, per stimolare la creatività della sua mente oltre che le funzioni comunemente conosciute.

Allo stesso campo di esperienza appartiene l’“arte di percepire” nell’accezione di distinguere attraverso i sensi, intuire, capire. Gli studi di psicologia contemporanea (D. Fontana; I. Slack) confermano che l’esercizio mentale (meditazione e visualizzazione) può in modo sereno costituire uno strumento didattico-educativo finalizzato alla disciplina mentale.

I bambini sono esseri impressionabili ed estremamente disponibili alle indicazioni e alle influenze degli adulti, quindi qualsiasi tentativo di avviarli alla meditazione citata fra gli obiettivi del metodo di Educazione Integrale, deve essere fatto con sensibilità e con saggezza. “La meditazione tocca moltissimi aspetti dell’esperienza umana, rendendoli più ricchi, più profondi e più significativi. Essa è essenzialmente uno stato di concentrazione equilibrata su obiettivi assai precisi in cui la mente si raccoglie non su una sequenza di pensieri e di idee, ma su un singolo stimolo ben definito.

I benefici della educazione mentale sono:

  • Il rilassamento fisico
  • Il miglioramento della concentrazione
  • La maggiore padronanza dei processi del pensiero
  • La maggiore tranquillità e capacità di affrontare lo stress
  • Maggiore presenza mentale
  • Aumento della comprensione di sè stessi
  • La valorizzazione del pensiero creativo
  • Il potenziamento della memoria
  • Il perfezionamento dell’evoluzione spirituale

(dal libro LA MEDITAZIONE PER BAMBINI-Fontana/Slack- Astrolabio)

3. L’ESPRESSIONE/IL GIOCO

Il campo di esperienza “l’espressione” è un ampliamento del tradizionale “messaggi forme e media”. La creatività e il gioco coincidono con l’impulso a conoscere il mondo. Il bambino si esprime come meglio crede ed in modi diversi: cantando, disegnando, costruendo, dipingendo, simulando ecc. egli gioca o coltiva un’arte che lo aiuta a scoprire le proprie attitudini, a volte lo indirizza a ciò che vorrà diventare da grande. Attraverso il gioco si misura con sé stesso e con gli altri, giocare è un modo per essere, è il mezzo con cui sperimentare e crescere. Nell’ambito dell’espressione artistica, il piacere che prova nell’esercitare l’arte prescelta è totalizzante. Se il bambino è stimolato attraverso modalità espressive che lo invitano a realizzarsi in schemi senza perimetri definiti dall’adulto, allora ha realmente maggiore possibilità di mantenere, di sviluppare e di esercitare il suo pensiero oltre gli stessi schemi dettati dal punto di vista adulto. La pedagogia moderna (più che quella contemporanea) ha tralasciato il pensiero globale e assorbente della mente del bambino, escogitando per lui strumenti didattici che hanno permesso la comodità di azione, ma hanno al contempo, favorito la pigrizia creativa e un’omologazione di intelligenze.

4. L’EDUCAZIONE DEL CUORE: IL SÉ E L’ALTRO

È il campo di esperienza in cui si sperimenta il sentimento verso il prossimo attraverso gradi valoriali, la maggior parte dei bambini di oggi non nutre grande desiderio di condividere e cooperare. È necessaria una considerevole opera di insegnamento alla vicinanza e all’empatia. Con ciò non si intende misconoscere, né negare l’egocentrismo “fisiologico” proprio di ogni bambino. Ma l’osservazione attenta dell’interazione fra di loro ha portato a riscontrare una mancanza di solidarietà verso “l’altro” diverso da sé. Il lavoro di gruppo, come strumento didattico ed il riconoscimento delle proprie ed altrui emozioni sono, nel metodo di Educazione Integrale, esercizio quotidiano, oggetto di discussione per delle decisioni congiunte. Sono i vissuti emotivi a rendere il soggetto più ricettivo all’apprendimento e alla conoscenza di ciò che sente anche l’“altro” diverso da sé.

5. IL MONDO DELLA NATURA    

Il campo di esperienza tradizionale includeva le cose ed il tempo, ma in questa accezione la natura coinvolge l’educazione ambientale nel rispetto di tutto ciò che di vitale esiste intorno a noi. Sono state escluse le cose ed il tempo perché inanimate le prime e sistema di misura convenzionale scelto dall’uomo il secondo.

È estremamente importante coinvolgere gli organi di senso dei bambini in questo unico campo di esperienza; le “cose” della natura acquistano il loro reale senso, quando sono proposte, apprese e sperimentate nel loro ambiente d’origine.

Andare al di là del foglio operativo, del disegno simbolico per poi, naturalmente tornare ad esso solo come riproduzione fedele di una “tridimensionalità” veritiera, significa portare volume ad una mente in crescita, educare ad un approccio empatico verso un mondo vivente quanto può esserlo un proprio simile “umano”.

La finalità principale del campo di esperienza in esame è infatti, l’abituare il bambino al piacere che la natura provoca. La scoperta di un mondo vero che è simile a quello artefatto proposto dai mass media o dalla velocità offerta da un finestrino di un’autovettura, è essenziale perché conoscere la natura significa imparare a percepirne la tenerezza, la perfezione, la bellezza, l’intelligenza, l’altruismo nonché la sua terribile potenza. Il mondo della natura diventa un cantiere in cui il bambino è progettista, costruttore ed operaio. Il cantiere diventa veicolo educativo a disposizione della comunità bambina nella sua collettività; un luogo in cui si scambiano esperienze ambientali, le storie e le memorie, un luogo di apprendimento attivo in cui ci si lega a doppio filo con le nostre origini. In questo cantiere naturale il tempo ha un senso diverso: non esiste il tempo del gioco, del lavoro, del fare, ma solo il tempo di un nuovo immaginario estetico.

6. IL MONDO DELLA MATERIA VISIBILE – LA SOCIETA’

Questo campo di esperienza è espressione di una realtà materiale dalla quale non si può trascendere e verso la quale è necessario essere critici. Esplora le differenze tra i farmaci per la disfunzione erettile. Considera costi ed effetti. Per consigli dettagliati, consulta gli esperti di ABY Counseling. Il ruolo del tadalafil nei trattamenti è significativo e in continua evoluzione. La filosofia sottesa è “essere e non avere a tutti i costi”. L’educazione offerta al bambino non può prescindere dal trasmettere che le “cose” sono strumenti da usare per scopi diversi e che tocca a noi dominarle secondo le nostre aspirazioni e i nostri piaceri. Ma le cose non possono mai manipolare le persone. Questa è una riflessione dei nostri tempi: spesso, a ben guardare, sono le cose che gestiscono le nostre menti e che guidano incessantemente come in un vortice i nostri gusti plasmando e falsando i nostri bisogni.

Il mondo delle cose rappresenta la metà visibile di quella sfera, di quella globalità ed insieme di parti (la visione olistica del Metodo Integrale) che non si vede. L’uso ed il consumo intelligente delle cose materiali, la funzionalità degli oggetti quali supporti di una concretezza necessaria, l’aiuto che gli oggetti possono dare alla natura vera e propria per il sostegno alla vita, sono alcune azioni realizzabili per gli obiettivi prefissi.

In questo campo di esperienze si favorisce anche la conoscenza delle invenzioni del genio umano per dare maggior fascino agli oggetti di uso quotidiano. Si cerca in modo semplice di far conoscere il mondo economico; si illustrano le regole di convivenza sociale e si studiano alcune realtà di vita comunitaria dei tempi passati. 

7. IL MONDO SPIRITUALE

La realtà spirituale diventa un campo di esperienza perché è possibile sin da piccoli percepire ed individuare la voce della propria coscienza. Ogni azione è passibile di riflessione su quella voce interiore che parla di bene e male o di giusto e sbagliato. Parlare al bambino del suo comportamento in un contesto in cui già è allenato a percepire le proprie sensazioni con il corpo e la mente – il bambino acquisisce l’abitudine a “leggersi dentro” – per gli educatori significa cogliere l’occasione formativa di condurre il dialogo all’origine: la realtà superiore, Dio, l’Essere Supremo, la Coscienza Suprema, L’Onnipresente; tutti termini che definiscono quell’unica sfera da cui originano sensazioni, percezioni, pensieri, azioni. È lì che è necessario portare il bambino per fare in modo che familiarizzi con un luogo in cui non esiste la solitudine vuota, ma la compagnia di qualcuno che codifica il suo linguaggio, che sa parlare con lui e che lo guida. La fede si costruisce e si edifica sin dal principio.

Nel corso degli anni, lungo un percorso certamente tortuoso, quale la realtà concreta è per tutti, avere cognizione che le risposte – quelle giuste per la nostra crescita – sono lì, nella voce interiore che instancabilmente parla ai nostri cuori, è semplicemente rassicurante.

Il bambino deve imparare che esiste dentro di sé il piacere della vera conoscenza e che esso costituisce un dovere morale da perseguire al fine di dare un senso all’esistenza visibile.

Non c’è alcuna induzione ad una professione di fede particolare, non è un condizionamento religioso.

La missione è insegnare, trasmettere e far scoprire al cuore bambino un nucleo in cui esiste l’integrazione delle parti: il corpo, la mente, la psiche, l’anima. Un nucleo che è collegato con una realtà ancora avvolta nel mistero, ma immanente in noi, nella natura, nell’universo con la sua energia.